venerdì 14 giugno 2013

Gianluca Grignani parla del suo programma artistico.

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L’altra metà del falco | Intervista a Gianluca Grignani



Capita di fare un viaggio verso il mare, di dormire in macchina e di svegliarsi all’improvviso. Capita anche di guardare tuo padre, che agita una cassetta appena comprata all’autogrill: Destinazione Paradiso. Capita che per la prima volta sei nel sedile di dietro e non hai modo di cambiare… Così capita una cosa che non ti era mai capitata: guardi fuori dal finestrino e sogni di volare. Lo fai a metà, come quel falco della canzone e ti domandi se qualcuno avrà mai la tua storia tra le dita. La vacanza trascorre tra una chitarra e un falò, poi passano gli anni e lo rifai con “Fabbrica di Plastica”, “Campi di Popcorn”, fino ad arrivare a “Romantico Rock show”. Capita che l’emozione è la stessa, anche se ha un altro colore. Allora ti domandi chi sia Gianluca Grignani e perché quel viaggio in macchina non è ancora finito. Ci pensi un attimo ma ti rispondi la stessa cosa da 18 anni: o “lo odi, o lo ami”. E se lo ami hai i brividi appena vedi un manifesto: “14 febbraio 2011, Gianluca Grignani in concerto all’auditorium San Domenico di Foligno”. E tu, che di mestiere fai il giornalista, cerchi invano l’opportunità della tua vita. Niente. Non ce la fai. Fin quando arriva una telefonata da Foligno, Massimiliano Tiburzi (Masblanco, per tutti) e Radio Gente Umbra. Dici grazie, ma non è la parola che può spiegare quanto vale. Si materializza un sogno e soltanto allora capisci che l’altra metà del falco sta volando insieme a te.
Allora Gianluca, innanzitutto bentornato a Foligno. Eri stato qui anche tempo fa, volevamo sapere che impressione hai avuto della città e dell’Umbria in generale…
“A dire il vero non ho ancora avuto modo di vedere nulla. Essendo la data “0” del tour, siamo sempre stati a provare qui nell’Auditorium senza mai uscire. Diciamo che bisogna riuscire a quagliare bene le cose, altrimenti non sono tranquillo con la testa. Poi è chiaro, prima o poi metteremo la testa fuori da qui! (ride, ndr)”.
Iniziamo col parlare del tuo percorso artistico, da “Destinazione Paradiso” a “Romantico Rock Show”. Qual è il fil rouge dei tuoi album?
“Più che un filo conduttore, il mio percorso è una ricerca; a volte meglio riuscita, altre volte sperimentale. A volte più popolare, come in Destinazione Paradiso, ma pur sempre una sperimentazione. Per quello che riguarda l’ultimo disco, credo che questa ricerca sia davvero ben riuscita, perché incontra sia il favore del pubblico che quello della critica, la mia. Sono abbastanza contento, per non dire soddisfatto”.
Per chi come noi ti ascolta da tempo, cos’è cambiato veramente in te?
“Innanzitutto l’atteggiamento. Il mio modo di fare è più maturo rispetto alle cose, c’è più consapevolezza. Sicuramente poi c’è una componente in più, la serenità. Ora, non dico sia menefreghismo; pur facendo quello che devo fare, lascio spesso le cose accadere. Sì, il mio atteggiamento è decisamente più rilassato”.
Domanda da discografico: se dovessi far conoscere Gianluca Grignani ad una persona che non l’abbia mai ascoltato, quali sono i tre brani che sceglieresti?
“Partiamo da un presupposto, non sono bravo e competente in materia in quanto sono il peggior venditore di me stesso. Comunque, se una persona non m’avesse mai ascoltato, accenderei lo stereo con questa track list: La mia storia fra le dita, Fabbrica di plastica, Romantico Rock Show. Il connubio di queste sonorità racchiude un po’ tutta la mia musica”.
Tornando a Romantico Rock Show, perché “Allo stesso tempo” (canzone meravigliosa, ndr), non è contenuta tra le canzoni dell’album?
“La spiegazione è semplice. C’è anche una registrazione video, fatta dal vivo che testimonia quanto accaduto. L’ho scritta e registrata il giorno in cui è nato mio figlio, il 21 settembre 2009 e, ironia della sorte, non ho avuto tempo di inciderla…”
Gianluca Grignani nei teatri d’Italia, non c’è l’aspettavamo. Come vi è venuta quest’idea?
“Sempre per quel discorso di ricerca, sperimentazione. Nei teatri abbiamo trovato la quadrifonia, una vera “figata”. Poi a dire il vero non sapevamo se poteva piacere o meno. La strada della musica è piuttosto difficile e non sai mai se funzionerà. I teatri invece sono diventati il primo step di un lungo percorso. La mia sensazione è che questo sia solo il nostro punto di partenza”.
A volte interpreti pezzi di altri artisti…
“La maggior parte delle volte interpreto canzoni di Lucio Battisti, ma per un motivo semplice. Lui aveva Alberto Radius, uno dei più grandi chitarristi della musica leggera italiana. Quest’ultimo era uno sperimentatore e quando componeva le sue melodie, rendeva i pezzi di Battisti molto simili alla mia musica. Quindi, oltre la devozione e il piacere che ho nel cantarlo, in quanto credo sia stato uno degli artisti che hanno fatto la storia della nostra musica, la scelta è ricaduta su Lucio Battisti anche per questo motivo. Radius ha seminato nel percorso e, dopo averlo conosciuto personalmente, credo di aver colto l’ispirazione dalla sua musica”.
Quali pezzi avresti voluto scrivere o interpretare?
“Nel nostro tour faremo una cover di Non è Francesca. Ora come ora sono innamorato di questo pezzo qui, ma non escludo ulteriori sorprese…”
Fabbrica di Plastica ti ha dato una maschera, quella del Joker: fa ancora parte di te?
(si ferma, sorride appena e ci guarda beffardo) “Sì, assolutamente…”
Le copertine e il packaging dei tuoi cd sono frutto delle tue idee oppure …?
“Non sono tutte mie ma devo ammetterlo; in quella di Fabbrica di plastica è arrivato un genio e si è incarnato dentro. Ho buttato due colori mischiandoli e ho detto: ne faccio una diversa dall’altra. Sfido a trovarne una uguale…”
La scenografia della tua vita noi ce la siamo sempre immaginata così: una nuvola per sdraiarsi, un Sole per camminarci dentro, una Luna che lacrima emozioni: cosa dimentichiamo per rendere il sogno completo?
“Mi fate un assist facile da cogliere: i campi di popcorn!”
Noi chiudiamo sempre le nostre interviste con una domanda sul futuro: dove ti vedi tra 20 anni?
(espressione attonita!) “Mmm, ho visto un immagine troppo brutta, non ve la dico!”

“Cosa vuoi sognare stanotte?”

di Roberto Fiorini
Tutto inizia da questa frase partorita nel buio, scolpita tra sospiri e lamenti, una frase che racchiude una vita, una storia e il percorso di un sogno. Un sogno pieno di emozioni accartocciate nell’anima iniziato tanti anni fa e che sembra mai finire; nel giorno di San Valentino le ali del Falco a metà si posano sulla meravigliosa atmosfera dell’auditorium San Domenico di Foligno per un concerto da far vivere in quadrifonia al pubblico di ogni età che ne riempie la sala. Sale il velo bianco mentre suona  il pezzo “+ famoso di Gesù” , entra Gianluca Grignani accompagnato come sempre da una chitarra da accarezzare e dalla grinta di chi vuole lasciare il segno, graffiante nell’anima ma tranquillo nel viso, è un Grigna all’apparenza diverso, a tratti quasi disteso, con la fierezza di chi è sicuro di sé e soprattutto del suo ultimo album “Romantico Rock Show”, dove racchiude una serie di sperimentazioni e di ricerche che trovano corpo, forma e sostanza in versi poeticamente profondi sfumati nel rock. Pezzi come “Sei Unica” e “Il Più fragile” suonano in maniera suggestiva facendoti entrare quasi in punta di piedi nel suo sogno. Ma proprio quando si inizia ad  apprezzare questa nuova evoluzione di calma apparente, arriva l’accordo inaspettato, corre un brivido sulla pelle: è l’inno alla libertà musicale che trova voce in “Fabbrica di plastica”, si alza il dito medio, torna il ghigno, il sorriso e lo sguardo del Joker che accende l’interruttore e fa sbattere forte le mani sulla chitarra a doppio manico, cavalcando l’estasi del momento di chi vive un metro fuori dalla realtà. Emozioni forti, che continuano anche nei brani come “L’Allucinazione” e “LeRoLà” prima di lasciare spazio all’intimità e alla dolcezza di “Una donna così”, che come per magia fa riaffiorare e rivivere i ricordi di ognuno di noi, forse impolverati ma mai del tutto dimenticati. Poi il momento dedicato a Battisti, con “Non è Francesca” fa continuare il  sogno che si arricchisce di una materia simile all’infinito quando arriva il momento di “Destinazione Paradiso”. Ci lasciamo trasportare dalle melodie di “Speciale” e dalle onde di “Mi piacerebbe sapere” per poi emozionarci insieme al Joker quando scendono le lacrime durante “Rimani acqua di mare”. Nel brano “Non ho più fiducia”, uno dei pezzi più belli di “Romantico Rock Show”, Gianluca ci racconta che forse questa immagine in cui ha perso la sicurezza che in principio poteva essere una donna, non è altro che l’Italia ormai maltrattata da tutti e nella quale non si ha più fede. Ormai siamo completamente avvolti nel  sogno, la voglia di tornare con i piedi per terra credo non tornerà per un po’, chi se ne frega se la vita è peggio di una salita senza uscita, ora regna solo il desiderio di camminare nel sole.
Il Joker è stato il regista di questo sogno, ha mosso i fili giusti per rimanere sospesi dentro un’emozione soffice come una nuvola; si guardano le luci mentre si dissolvono nel buio e si ascoltano i  suoni che si perdono tra le parole ossessive di un bisogna morire vivendo.
Lo show finisce mentre il sogno prosegue nella notte illuminata da una luna più romantica che mai.
galleria fotografica di Nicola Angione

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